15 Settembre 2022 -

Natura, paesaggio e panorama sono sinonimi? Una doverosa puntualizzazione

 

Spesso, quando camminiamo immersi nel silenzio di un bosco e all’improvviso si apre il profilo di una vallata, non possiamo fare altro che rimanere incantati dalla bellezza della natura, del paesaggio, del panorama. In questi contesti la percezione estetica è talmente forte e unificante da rendere impossibile la separazione dei tre significati l’uno dall’altro. Ciò accade perché a prendere il sopravvento è – in modo quasi istintivo – l’idea di essere davanti a qualcosa di unico ma che allo stesso tempo ci appartiene, ci identifica, ci rende parti del tutto. Ci sentiamo cioè immersi all’interno di una realtà che, se definita con parole giuridiche, si chiamerebbe bene comune o patrimonio comune.

Natura, paesaggio e panorama, tuttavia, solo in alcune occasioni possono essere considerati un tutt’uno; normalmente essi assumono invece sfumature diverse sulle quali è necessario soffermarsi, soprattutto in relazione a quanto di più caro abbiamo, il nostro territorio. Un assaggio di tale differenza era stato delineato nell’articolo La Valleriana, dieci anni dopo la candidatura Unesco: sarà questa zona, per comodità, a rimanere il nostro esempio pratico cui riferirsi.

Per una definizione di natura

Secondo l’Enciclopedia Treccani la natura è «il sistema totale degli esseri viventi, animali e vegetali, e delle cose inanimate che presentano un ordine, realizzano dei tipi e si formano secondo leggi». Questo significa che essa deve essere intesa come una sorta di grande categoria in cui convivono più elementi, che possono spaziare dal semplice fiore alla foresta di conifere, dalla farfalla colorata al lupo marsicano oppure dal ciottolo di fiume alla grande montagna. Importante è che ogni singolo elemento, ogni parte – anche la più piccola – riesca a coesistere con le altre grazie ad una sorta di equilibrio. Per rimanere all’interno del nostro punto di riferimento, la Valleriana può vantare di possedere una natura abbastanza omogenea, grazie alla diffusa presenza di boschi di castagno, prati con arbusti e erbe particolari accanto a cinghiali, caprioli, istrici, tassi, piccoli roditori e varie specie di uccelli e di pesci[1]. Si tratta però di una natura che soltanto in parte è spontanea perché, come vedremo fra poco, essa è stata “addomesticata”, a seconda delle necessità dell’uomo.

 

Per una definizione di paesaggio

Se è vero che dal punto di vista legislativo il paesaggio è quel territorio dove l’azione dell’uomo ha agito per secoli modificandone l’ambiente, è altrettanto vero che il lavoro umano – con la sua costanza – ha reso unico quel luogo, nel tentativo di rispondere alle necessità presentatesi di volta in volta nel corso del tempo. Nel concetto di paesaggio, dunque, è sottintesa l’idea di dinamismo; un dinamismo portato avanti da migliaia di mani, da vite che hanno abitato in un determinato contesto e lo hanno reso proprio, lo hanno contraddistinto. In questa eterna trasformazione è come se l’essere umano avesse voluto apporre la sua firma sul paesaggio stesso, affermando così la propria identità, la propria specificità. La Valleriana (come avevamo già detto qui) può a tutti gli effetti godere dell’appellativo di “paesaggio”, poiché l’elemento naturale (le colline, con le loro particolarità geologiche, i boschi, le colture e i suoi corsi d’acqua) si sposa perfettamente con quello storico-antropologico, frutto – come dice il termine stesso – dell’intervento dell’uomo. Intervento che non ha riguardato solo i cambiamenti urbanistici nelle “dieci castella” ma, ad esempio, anche la costruzione massiccia di muretti a secco per migliorare la tenuta del terreno oppure la coltivazione di diverse specie di castagno, considerato vero e proprio “albero del pane”. Per non parlare poi dell’industria della carta, che non ha compromesso l’integrità dei luoghi, anzi li ha consapevolmente rispettati e ha collaborato al mantenimento della loro unicità.

 

Per una definizione di panorama

Il panorama è infine quella porzione di paesaggio che è soggetta alle nostre scelte, ai nostri gusti personali. È la scena che, posta davanti al nostro sguardo, solletica la nostra attenzione e attiva il nostro senso estetico. La bellezza, dunque, al contrario di quanto avviene nel paesaggio, ha un ruolo non indifferente sulla percezione che abbiamo di ciò che ci sta di fronte, sebbene molto spesso sia espressione superficiale della fugacità e del nostro stile di vita improntato allo scorrere delle immagini. Quando invece essa è frutto di una contemplazione pausata e ragionata, è come se il panorama venisse letto, codificato e interpretato nei suoi elementi costitutivi. Il panorama è cioè bello perché, consciamente o inconsciamente, vi riconosciamo almeno uno di questi elementi e lo sentiamo come nostro, come un valore che ci appartiene o come individui o come comunità/civiltà. Ecco perché nella Svizzera Pesciatina molti sono i panorami che ci conquistano: i castelli che dominano la vallata, ad esempio, così come i profili arrotondati e dolci delle nostre colline sono espressione della nostra storia e della nostra cultura.

[1] Per approfondimenti cfr. AA.VV., Dalla Valleriana alla Svizzera Pesciatina, Ospedaletto-Pisa, Pacini Editore, 2012, pp. 15-26.